Ago 10, 2022

Il Metodo Kibbe, Gli Archetipi Yin e Yang e il Ritratto Fotografico

immagine © gabriellearruda.com

Come promesso, eccoci a parlare di un altro strumento in cui mi sono imbattuta durante i miei approfondimenti sullo stile personale: il Metodo Kibbe.

Nella consulenza offerta con il servizio fotografico di ritratto, spesso includo anche esempi di outfit che possono, secondo la mia esperienza, funzionare meglio con le caratteristiche dello shooting che stiamo progettando e, ovviamente, con le caratteristiche del soggetto ritratto.

Col tempo ho realizzato che ci sono persone che preferiscono mantenere il loro stile abituale, per il servizio fotografico: in questi casi, soprattutto quando si tratta di personal branding, è imperativo valutare insieme se il mio stile fotografico può accordarsi e portare il giusto valore aggiunto al loro stile personale. In genere se il portfolio e la comunicazione di un fotografo vi attirano, è molto probabile che siate sulle stesse lunghezze d’onda estetiche e dunque la sua interpretazione di voi e del vostro stile dovrebbe essere altrettanto di vostro gradimento.

In molti altri casi invece, specie quando si tratta di ritratto privato, ai clienti può far piacere dilettarsi nello sperimentare nuovi consigli di stile, ed è qui che saper unire ciò che meglio funziona in fotografia con ciò che meglio può funzionare per ogni persona diventa una competenza inestimabile.

Frutta e Geometria VS Yin e Yang

Immagino vi sarete imbattuti anche voi nelle classiche body-shapes pera, mela, rettangolo, clessidra, carota, prezzemolo e chi più ne ha più ne metta.

Si tratta di quel sistema, che David Kibbe stesso ha definito “basato sulla paura”, per cui ci si aspetta che determinati aspetti siano minimizzati per aderire ad un ideale (tendenzialmente la clessidra, per le donne), così ad esempio le persone più basse dovrebbero aspirare a sembrare più alte, le persone più sottili dovrebbero cercare di simulare delle curve, ecc.

Ma mentre studiavo questo sistema, una frase mi ha colpita intensamente: “può ad esempio una clessidra molto grande, indossare allo stesso modo gli stessi outfit di una clessidra molto piccola?”.

A mio parere, no.

Ed ecco dove il Metodo Kibbe ci viene in aiuto, mostrandosi tra l’altro incredibilmente moderno, sebbene sia stato teorizzato da David Kibbe nel suo libro Metamorphosis più di 30 anni fa: il suo metodo parla appunto di immagini archetipiche, valutate attraverso le essenze dello yin e dello yang, dell’espressione corporea generale di una persona.

Le Origini del Metodo Kibbe

Come al solito, nulla si crea e nulla si distrugge.

Il primo approccio yin / yang allo stile personale risale ad un articolo di Belle Northrup pubblicato nel 1936, in cui l’autrice spiegava come è possibile individuare lo yin e lo yang anche nelle creazioni di fattura umana e di come questi elementi ricorressero in vari equilibri anche nell’estetica di ogni persona

Yang è espressione di lunghe linee verticali, angoli, larghezza, solidità, resistenza, imponenza, forza, fierezza, regalità, formalità, mistero, sofisticazione, quiete.

Yin è espressione di forme circolari, piccole, delicate, graziose, fascino, radiosità, dolcezza, magnetismo, ritrosia.

Successivamente, nel 1963, Harriet McJimsey pubblicò un libro intitolato Art in Clothing Selection, espandendo le intuizioni di Northrup e codificando per la prima volta gli archetipi DramaticNaturalClassicRomanticGamin e Ingenue.

Attualmente, diversi analisti hanno rielaborato le differenti teorie creando metodi propri e più complessi, ma il Metodo Kibbe a mio parere rimane il più dirompente, riguardo ad un aspetto che a me è molto caro: l’esaltazione dell’individualità e l’emancipazione dal bisogno di omologazione.

Cos’è il Metodo Kibbe

Kibbe elabora 13 archetipi, in uno spettro appunto tra yin e yang e il loro contrasto.

Ci sono i cinque archetipi principali – DramaticNaturalClassicGamine e Romantic – e le loro variazioni, come ad esempio Soft DramaticFlamboyant NaturalTheatrical RomanticDramatic Classic, ecc.

immagine © gariellearruda.com

Anziché appunto tentare di correggere le caratteristiche peculiari di ognuno, per tendere ad un ideale etero-imposto, il Metodo Kibbe ci permette di abbracciarle e “accomodarle”, attraverso outfit con elementi che richiamano le stesse caratteristiche dell’archetipo in cui ci riconosciamo.

Così ad esempio, una persona a prevalenza yang, che si riconosca nell’archetipo Dramatic, secondo la teoria vestirà molto bene lunghe linee dritte, geometriche, piuttosto rigide, nette, outfits dai tagli decisi, monocromatici. Mentre una persona a prevalenza yin che ricada nell’archetipo Romantic, dovrebbe vestire meglio linee morbide, rotonde, capi che abbraccino le curve, con rouches e veli, con fantasie e dettagli.

Come Determinare il Nostro Kibbe – Kibbe Test

Secondo David Kibbe, ci sono solo due persone che possono determinare l’essenza di ciascuno: lui, e noi stessi.

E io sono perfettamente d’accordo. Lascerò a fine articolo alcune risorse che trovo molto utili, per chi volesse approfondire il discorso.

Si trovano in rete versioni obsolete del Kibbe Test, che però Kibbe stesso ha dismesso, ritenendolo uno strumento che finiva per far concentrare le persone sui singoli dettagli, anziché percepire la propria essenza nella sua interezza.

Kibbe considera la scoperta del proprio ID nel suo sistema, un viaggio.

Molte persone sanno molto bene chi sono, dentro e fuori. L’hanno sempre saputo. Oppure trovano crescendo il loro io più autentico, armonizzando l’interiorità con l’esteriorità.

In questo caso, dal punto di vista del ritratto fotografico, si tratta, come dicevo sopra, “semplicemente” di trovare il fotografo più in linea con ciò che sanno già essere le loro preferenze.

Ma per tante altre persone, un concetto di bellezza olistica che onori le loro caratteristiche e le esalti, invece di sentirsi schiacciati dall’inadeguatezza e dalla vergogna della diversità, è come acqua fresca in un deserto di omologazione e pressione esterna. È body positivity nel senso più puro e meno tossico del termine.

Essenze Corporee e Fotografia di Ritratto

Venendo al dunque: cosa ce ne facciamo delle Essenze Corporee, nella fotografia di ritratto?

In realtà, il Metodo Kibbe e la teoria delle Essenze in generale è quanto di più aderente, in termini di metodo di styling, alla filosofia che abbraccio nei miei servizi di ritratto.

Ovviamente l’analisi che offro con la consulenza è mediata da molte cose: il mood che elaboriamo insieme per il servizio fotografico, il mio stile, le preferenze che esprimerete, dunque non si tratta di un responso definitivo e ufficiale sulla vostra essenza (o sulla vostra stagione armocromatica, ad esempio).

Ma ciò che questi approfondimenti mi permettono di fare è di capire meglio quali sono le caratteristiche uniche e personali di ogni cliente che fotografo e di armonizzarle con tutto il resto, onorando uno dei principi che sento più fortemente: “verità è bellezza, bellezza è verità”.

Risorse su Archetipi Yin e Yang per lo Stile Personale e Metodo Kibbe

Ecco un elenco di risorse (in inglese) attraverso cui poter approfondire gli archetipi yin e yang nello stile personale e il Metodo Kibbe.

Playlist Kibbe Body Types di Aly Art – le prime risorse sull’argomento attraverso cui ho cominciato a capire meglio il metodo e ad associare i concetti all’iconografia.

Gabrielle Arruda – non fatevi spaventare se all’ingresso del sito vi chiede di risolvere un captcha: una volta superato lo scoglio, troverete risorse completissime e molto bene organizzate. Il metodo viene da questa analista ripreso ed ampliato con ulteriori categorie.

The Concept Wardrobe – un’altra ottima risorsa completissima e molto ben organizzata. Anche in questo caso l’analista prende in considerazione ulteriori categorie nelle sue Essenze.

Olga Brylinska – oltre al Kibbe classico, questa analista prende ha elaborato un’estensione avanzata che può essere interessante esplorare, una volta che si è capito più o meno da che parte ci si orienta, tra gli archetipi originali. 

Elyssa Aesthetic – tra i suoi video ho trovato spunti interessanti sulle origini dei vari metodi e argomenti più “accademici”, diciamo, per i più curiosi.

Truth is Beauty – oltre ad adorare il titolo del sito, ho trovato affascinanti le combinazioni degli archetipi che questa analista propone. Anche in questo caso si tratta di un approccio più avanzato che vi consiglio di valutare successivamente.

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Alla fine, la foto che avrei voluto pubblicare intorno al mio compleanno l’ho fatta in realtà qualche settimana dopo. 😅La journey che vivono molti miei clienti, alla ri-scoperta dell’immagine di sé e dell’esistere nei propri ricordi e in quelli dei propri cari, nonché nella propria comunicazione online (lavorativa e non), in realtà la sto sperimentando anch’io per prima, su me stessa.È per questo che per me è importante, molto importante, che ogni cliente, ogni progetto, non sia solo uno shooting via l’altro, ma ci sia una connessione autentica, da cui creare qualcosa di realmente significativo, per me e per voi. E non vorrei nulla di diverso. 😌
Sapevo che questo scatto sarebbe stato tra i miei preferiti già mentre lo vedevo nella fotocamera. 🥲Ci ritrovo tutta la naturale eleganza che indovinavo essere alla base dell’essenza di Alessandra e sulla quale abbiamo giocato per il suo shooting di ritratto.Non posso che ringraziarla per avermi seguito nella mia interpretazione del suo essere “effortless chic” (concetto che ritorna spesso, ultimamente, mentre pianifico le sessioni di ritratto 🤔) e avermi lasciata essere lo specchio della sua bellezza esteriore ed interiore. 🤍
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muah: @martinamuscariellomakeup ✨
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#ritrattofotografico #ritrattofemminile #ritratto #ritrattoinstudio #ritrattopersonale #fotograforitratto #fotograforitrattomilano #ritrattofotograficomilano
Una delle cose che sto cercando di fare negli ultimi tempi, è smettere di arrovellarmi su come far funzionare per me cose che nei miei pensieri sarebbero assolutamente necessarie - ma che chiaramente non funzionano - e mettere quelle energie sul realizzare percorsi “laterali” e più “felici”, che mi permettano di arrivare, magari, ancora più in là che non se avessi seguito le consuete strade consigliate.In particolare, sono ben conscia che il mio lavoro è uno di quelli che gioverebbe di una mia presenza costante e massiccia sui social. Ma, per quanto io conosca tutte le best practices e le strategie di business e abbia provato negli anni ad adottarle pedissequamente, se una cosa non si allinea nel profondo, non solo non funziona, ma mi causa anche malessere fisico. Mentre al contrario, quando seguo vie in cui credo sinceramente, tutto funziona a meraviglia.Ad esempio, per me delegare una cosa che ritengo unica (soprattutto in questo momento storico), come l’espressione delle comunicazioni relative al mio lavoro (soprattutto per come io intendo il mio lavoro) e l’interazione con le persone online, difficilmente funzionerebbe o mi farebbe stare bene.Per questo ho deciso di fare questo post, che lascerò tra quelli in evidenza, dove spiego perché non mi troverete costantemente qui, o su qualsiasi altra piattaforma simile. Ma quando fruirete un mio contenuto, sarà autentico, pensato e sentito, e allo stesso modo saranno le mie interazioni.Per esempio, in occasione del mio compleanno, ho di recente fatto un viaggio in cui ho deciso che sarei stata completamente unplugged. Ho documentato, annusato, assaporato, guardato, sentito, studiato, ma questa volta prima di tutto per me, stando nel momento, anziché preoccuparmi se i contenuti sarebbero stati adeguati per essere postati la sera stessa.
In questo modo, i frammenti di quello che stavo vivendo sono tornati ad essere più che semplici momenti uno dietro l’altro e sono tornati a fare parte di una consapevolezza più ampia, arricchendomi profondamente come persona e dandomi spunti inestimabili per la mia attività (che non vedo l’ora di condividervi, in prossimi contenuti autentici, pensati e sentiti 😉).

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